La mentalità investigativa è un pensiero disciplinato e gli investigatori devono essere consciamente consapevoli delle loro metodologie d’indagine e consapevolmente in controllo del proprio pensiero. Tale “forma mentis” è strategicamente focalizzata, fornendo priorità ai piani investigativi e alle azioni necessarie per raggiungere i risultati delle indagini in corso.
Sviluppando una mentalità investigativa, l'investigatore seleziona deliberatamente un percorso di indagine che seguirà. Percorre quella strada con la consapevolezza che gli esiti dell'indagine saranno accettati dal tribunale solo se le motivazioni del percorso intrapreso potranno essere richiamate in modo accurato e articolato nei dettagli.
In questo articolo intendo analizzare brevemente come i processi del pensiero investigativo sono nettamente diversi dai processi del pensiero utilizzati dalla maggior parte delle persone nella loro vita quotidiana. È necessario che gli investigatori, nello svolgimento dei loro compiti, imparino a pensare e rispondere in modo strutturato e responsabile (nel senso etimologico del termine).
A tal fine, seppur in modo sintetico, intendo di seguito illustrare alcuni dei comuni processi di pensiero negativo che gli investigatori devono evitare ed esaminare i tratti e i valori che devono essere perseguiti per diventare un abile investigatore di rilevanti casi penali.
Ho all’inizio utilizzato il termine “pensiero disciplinato”, “strutturato” e “responsabile”, quale mezzo indispensabile per raggiungere una mentalità investigativa.
Avendo stipulato delle convenzioni con alcune università italiane, accade costantemente che tali atenei mi inviino laureandi in “Scienze delle investigazioni” al fine di effettuare all’interno della mia agenzia investigativa uno stage formativo propedeutico al conseguimento della laurea. Dico sempre agli studenti: “È un peccato che né i professori universitari, tantomeno il sottoscritto, possano fornirvi un modello di base da seguire semplicemente ogni volta che dovrete condurre un'indagine.” Purtroppo, il mondo delle investigazioni non è così semplice. Le indagini, civili o penali che siano, hanno sempre caratteristiche e connotazioni ben precise che non le rendono mai perfettamente identiche e sovrapponibili. Si pensi al ruolo e all’attività lavorativa delle persone oggetto di indagini ed ai mezzi da loro utilizzati per effettuare gli spostamenti. Ai luoghi teatro delle investigazioni (il mondo è grande e vario). Non esiste l’investigatore di quartiere e nella stragrande maggioranza dei casi anche all’interno di una stessa città ci si trova di fronte a teatri, situazioni e caratteristiche che variano nettamente alla distanza di pochissimi chilometri tra un luogo e un altro. Svolgere un’investigazione a Roma, varia nettamente se il teatro delle indagini è Viale Parioli oppure il Serpentone, a Palermo varia se il teatro delle indagini è Mondello o lo Zen, varia se un’indagine è svolta nella città di Napoli oppure a Casal di Principe, a New York non è esattamente la stessa cosa svolgere un’indagine a Manhattan oppure nel Bronx, così come il centro di Parigi è un teatro nettamente differente dalle banlieue. Nel rendere nettamente differente tra loro, indagini che in prima analisi apparrebbero simili, contribuiscono le differenze tra i vari periodi dell’anno ed addirittura le condizioni meteorologiche, agli orari del giorno e della notte. Influiscono eventi imprevedibili e un’ampia variabile di fattispecie contingenti, dalla manifestazione politica, sportiva o culturale in corso nel teatro delle indagini, a scioperi, lavori in corso, gravi incidenti crimini e attentati compiuti, fino al recente verificarsi di misure adottate per esempio al fine del contrasto di una situazione di pandemia.
L’argomento che mi accingo a trattare necessiterebbe di maggiore spazio rispetto a quello che un articolo può consentire. Può benissimo essere sviluppato in un apposito libro e può essere materia da trattare in modo approfondito in specifici corsi di formazione, ma con lo spazio che compatibilmente con esigenze editoriali questo articolo mi riserva, richiamo sinteticamente l'attenzione su quattro argomenti importanti: l'indagine penale e la mentalità investigativa, gli interrogativi durante la formazione e l'interpretazione delle prove, le caratteristiche dell’indagine moderna, il percorso per diventare un investigatore.
Argomento 1: indagine penale e mentalità investigativa.
L'indagine penale è una sfida multiforme e di risoluzione dei problemi. Arrivando sulla scena di un crimine, un investigatore è spesso chiamato a prendere rapidamente decisioni critiche, che a volte possono determinare il futuro del corso delle indagini e la possibilità di raggiungere risultati positivi. Quasi sempre, tali decisioni sono assunte basandosi su informazioni limitate, in un ambiente dinamico con eventi attivi e ancora in evoluzione. Dopo che un evento criminale è terminato, l'investigatore è tenuto a preservare la scena del crimine, raccogliere le prove ed elaborare un piano investigativo che porterà alla formazione di motivi ragionevoli per identificare e arrestare la persona o le persone responsabili del crimine. Per affrontare queste sfide, gli investigatori della polizia, attraverso la formazione e l'esperienza, apprendono i processi investigativi per sviluppare strategie di indagini e dare priorità alle risposte. La formazione e l’esperienza contribuiscono alla realizzazione di una mentalità investigativa in grado di muoversi sia dal punto di vista tattico che strategico.
L'indagine penale non richiede solo abilità tecniche, ma anche abilità mentali. Per diventare un investigatore efficace, queste abilità devono divenire parte integrante del carattere e del modo di porsi. La mentalità investigativa e le azioni conseguenti possono essere difficili da adattare all’abituale modo di pensare e di agire delle persone, soprattutto perché solitamente la stragrande maggioranza degli individui non è guidata dalla ricerca delle prove nel proprio pensare e agire quotidiano. Tuttavia, occorre considerare, che anche se non ce ne rendiamo conto, come esseri umani, siamo tutti una sorta di investigatori nati. Come Richard Lesh ha sottolineato nel suo libro “Beyond Constructivism: Models and Modeling Perspectives on Mathematics Problem Solving, Learning, and Teaching”, le persone costruiscono costantemente conoscenza e, nella loro vita quotidiana, operano in uno stato perpetuo di valutazione delle informazioni che a loro vengono presentate.
Interpretare le percezioni di ciò che vediamo e di ciò che ascoltiamo ci consente di trarre conclusioni sul mondo che ci circonda. Alcune persone sono criticamente analitiche e necessitano di prove per confermare le loro convinzioni, mentre altre sono pronte ad accettare tutte le informazioni, dalla A alla Z, fino a quando non vengono presentati fatti che confutano le loro convinzioni precedentemente sostenute. Entrambe le strategie sono generalmente accettabili, ma non per un investigatore che deve svolgere un’indagine penale supportato da una particolare “forma mentis”, la mentalità investigativa.
Argomento 2: gli interrogativi durante la formazione e l'interpretazione delle prove.
Diversamente dai processi di analisi della maggior parte della gente, per un investigatore, il processo di scoperta, interpretazione e determinazione della validità delle informazioni è diverso, e questa differenza è critica. Per un investigatore, non è più sufficiente utilizzare le strategie che normalmente la gente adotta ogni giorno. Agli investigatori spetta valutare criticamente tutte le informazioni che incontrano, perché ogni indagine è un processo responsabile in cui l'investigatore non sta solo prendendo una decisione sulla validità e veridicità delle informazioni per la conferma di una convinzione personale. Piuttosto, gli investigatori delle forze dell’ordine sono responsabili e autorizzati dalla legge a prendere decisioni che potrebbero influenzare in modo significativo la vita delle persone indagate e delle vittime del crimine.
L'interpretazione delle informazioni e delle prove da parte dell'investigatore solitamente richiede risposte a molte domande che possono portare a decisioni critiche, come ad esempio:
- cosa bisogna fare per tutelare la vita e l'incolumità delle persone?
- Chi diventerà il fulcro o l'oggetto di un'indagine penale?
- Qual è il miglior piano per arrestare la persona o le persone responsabili di un atto criminale?
- Come svolgere una perquisizione?
- Come raccogliere le informazioni dalle proprie fonti?
- Quali sono le prove da presentare nel processo penale?
- Come effettuare appostamenti e pedinamenti?
- Quali coperture adottare?
In riferimento a questi interrogativi, l'investigatore deve essere sempre pronto a spiegare il proprio pensiero e le proprie azioni in tribunale. Per un investigatore che si trova di fronte alla corte, questo processo deve essere chiaro ed esposto attraverso l'articolazione di un percorso mentale basato sull'evidenza di azioni legalmente giustificabili.
Considerando tale responsabilità nei confronti dei risultati, è essenziale che gli investigatori dispongano sia delle capacità operative sia delle capacità intellettuali necessarie per raccogliere e analizzare le prove a un livello accettabile per il sistema di giustizia penale. L'indagine è la raccolta e l'analisi delle prove. Per essere accettabile per il tribunale, deve essere svolta in modo strutturato e nel rispetto della normativa vigente. Tutte le fasi di un’indagine devono essere documentate nel dettaglio ai fini di dimostrare la validità dell'indagine.
La mentalità investigativa comporta altresì che l’investigatore deve rimanere sempre in uno stato di vigilanza costante la quale gli consente di valutare, documentare e determinare sempre criticamente la validità di ogni informazione che incontra. L’investigatore deve infatti:
- raccogliere il massimo di prove e informazioni disponibili da persone e luoghi;
- riconoscere il possibile reato;
- documentare e conservare tutte le prove e le informazioni;
- analizzare criticamente tutte le informazioni e le prove disponibili;
- sviluppare un piano investigativo efficace;
- agire strategicamente ai fini dell’indagine.
Quando si analizzano le indagini passate, vengono spesso poste le stesse tipologie di domande:
- è possibile che la persona sbagliata sia stata arrestata o condannata?
- È possibile che siano coinvolte altre persone?
- Tutti i possibili sospetti sono stati adeguatamente investigati?
- Le informazioni sono state condivise correttamente tra le varie forze di polizia?
- Agli inquirenti è sfuggito qualcosa?
- Sono state trovate tutte le prove?
- Le prove sono state interpretate correttamente?
- Le teorie investigative sono state adeguatamente sviluppate e portate alla giusta conclusione?
- Ci si è focalizzati troppo su un aspetto cha ha indirizzato erroneamente l'indagine?
Basta guardare alle revisioni giudiziarie storiche e contemporanee e alle inchieste pubbliche per capire che ci si aspetta che gli investigatori mantengano e dimostrino un alto livello di competenza e capacità critica. Non si può definire un abile investigatore colui che in seguito si scopre aver seguito una teoria sbagliata o non aver analizzato un'informazione o una prova con una mentalità critica. Questi errori influiscono sulla carriera di un investigatore e possono addirittura porre fine alla sua attività. Un buon investigatore deve essere consapevole che ogni aspetto, situazione, prova, deve essere trattata sempre ed esclusivamente con un atteggiamento critico, che poi è alla base della mentalità investigativa.
Argomento 3: le caratteristiche dell’indagine moderna.
Oggi, le investigazioni rappresentano un termine ampio che comprende un'ampia gamma di attività che mirano a determinare come si sono verificati gli eventi e fornire prove basate sull'evidenza.
La professione di investigazione si è evoluta dal Settecento con la nascita della polizia moderna, quando il magistrato capo di Bow Street, Henry Fielding, organizzò un gruppo di cittadini volontari in borghese e li incaricò di assistere alle scene di eventi criminali e indagare sui crimini. Questo gruppo divenne noto come i Bow Street Runners. La loro esistenza sulla scena del crimine per raccogliere informazioni costituiva una strategia tempestiva ed efficace per scoprire la verità su ciò che era accaduto.
Questi primi investigatori furono gli autori di uno dei primi casi significativi di indagine forense. Mi riferisco ad un caso avvenuto nel 1784, quando i Bow Street Runners rimossero un pezzo di carta strappato da una ferita di proiettile dalla testa di una vittima di omicidio che era stata colpita a bruciapelo. In questa prima era delle armi da fuoco, i moschetti a pietra focaia e le pistole richiedevano un caricamento ad avancarica. Per caricare un'arma con la museruola, la polvere da sparo veniva versata nella canna dell'arma, quindi un pezzo di "carta ovatta" veniva schiacciata usando una lunga asta di metallo. La carta ovatta utilizzata in questo processo di caricamento era semplicemente un pezzo di carta spessa e asciutta, di solito strappata da un foglio di carta più grande tenuto dal tiratore per ricaricare di nuovo per lo sparo successivo. Il proiettile a palla di moschetto sarebbe stato spinto lungo la canna sopra la carta ovatta. Quando il proiettile veniva sparato, la carta ovatta veniva espulsa dalla polvere da sparo che esplodeva, spingendo così il proiettile di piombo fuori dalla canna come un proiettile mortale. Questo processo di caricamento richiedeva che il tiratore fosse in possesso di polvere da sparo secca, carta ovatta e palle di moschetto per ricaricare e preparare l'arma al fuoco. I Bow Street Runner presero in considerazione questa pratica di caricamento delle armi e sapevano che l’omicida avrebbe potuto essere in possesso di carta assorbente. Dopo aver perquisito il loro principale sospettato, lo trovarono in possesso di quel tipo di carta e, in un'intelligente innovazione forense per il loro tempo, abbinarono fisicamente i bordi strappati della carta assorbente trovata nella ferita della vittima a un foglio più grande di carta assorbente trovato nella tasca del loro sospettato. A seguito della raccolta di tali prove, l'imputato fu condannato per omicidio.
Tale esempio evidenzia come oggi un'ampia varietà di scienze forensi sia di supporto agli investigatori nella ricerca e formulazione delle prove. Ciò rappresenta anche l'inizio del riconoscimento delle prove forensi come strumento investigativo.
Nel 1892, non molto tempo dopo l'indagine svolta dai Bow Street Runners, Sir Francis Galton pubblicò il suo libro sullo studio delle impronte digitali. Nel 1900, il lavoro di Galton fu utilizzato da Sir William Henry il quale sviluppò e implementò l'Henry System, il sistema di classificazione delle impronte digitali, che è la base del sistema di classificazione delle impronte digitali ancora in uso oggi.
Solo pochi anni prima, nel 1886, l'uso della fotografia per la prima Rogues Gallery di fotografie criminali era stato implementato dal dipartimento di polizia di New York. Questa prima Rogues Gallery era una raccolta organizzata di fotografie di noti criminali scattate al momento della loro più recente condanna per un crimine commesso. Prima di questa raccolta organizzata di foto criminali, le caratteristiche del viso sui manifesti dei ricercati erano limitate alle informazioni riferite agli artisti che in strada effettuavano ritratti e caricature. Con i progressi nella fotografia, avere la capacità di preservare un'immagine reale del volto del sospettato ha rappresentato un significativo balzo in avanti. Con questa innovazione della fotografia, iniziò ad evolversi l'uso delle foto segnaletiche e l'identificazione fotografica dei sospetti attraverso il riconoscimento facciale.
Queste prime innovazioni forensi nell'evoluzione delle indagini (come la corrispondenza fisica, l'identificazione delle impronte digitali e i sistemi di riconoscimento facciale) dimostrano la necessità per gli investigatori di sviluppare le conoscenze e le abilità per individuare e utilizzare prove che consentano collegamenti circostanziali tra persone, luoghi, ed eventi per provare i fatti di casi criminali. Le indagini forensi costituiscono per gli investigatori il tesoro nascosto. Possono essere utilizzate in tribunale per accertare gli eventi accorsi nella scena del crimine, per stabilire la colpevolezza o l'innocenza di una persona oggetto di indagini, possono dimostrare un fatto che conferma o contraddice l'alibi di un imputato, o che corrobora o contraddice la testimonianza di un testimone.
Un altro sviluppo significativo nelle prove forensi del 1800 è attribuibile al lavoro dell'investigatore francese Alphonse Bertillon il quale ha sviluppato il sistema Bertillon. Uno degli studenti di Bertillon, il dottor Edmond Locard, medico durante la Prima Guerra Mondiale, ha proseguito il lavoro di Bertillon con la sua teoria secondo cui una persona lascia sempre qualche traccia di sé sulla scena del crimine e porta via sempre qualche traccia dalla scena del crimine stesso. Questa teoria divenne nota come "Teoria dello scambio di Locard" che ancora oggi costituisce i concetti fondamentali della teoria del trasferimento delle prove.
Oggi, la capacità degli esperti forensi di identificare i sospetti e di esaminare le prove è aumentata in modo esponenziale rispetto alle prime operazioni di polizia. Le scoperte scientifiche in una vasta gamma di discipline hanno contribuito allo sviluppo e all'evoluzione delle specialità forensi, consentendo opportune analisi biologiche, chimiche e tossicologiche, analisi delle impronte digitali, analisi biometriche, analisi balistiche, fino alle perizie informatiche e foniche.
Molte di queste scienze forensi richiedono anni di formazione e di pratica da parte del professionista. Ovviamente, non è possibile per un investigatore diventare un professionista esperto in tutte queste specialità. Tuttavia, l'investigatore moderno deve impegnarsi per essere un generalista delle scienze forensi al fine di relazionarsi con cognizione di causa con gli specialisti di ogni tipologia scientifica.
Argomento 4: il percorso per diventare un investigatore
Per molte persone, la loro idea di ciò che fa un investigatore si basa su ciò che leggono nei libri gialli o che vedono nei film e nelle serie TV. Queste rappresentazioni caratterizzano personaggi che vanno dai ribelli violenti e disfunzionali che combattono per la giustizia secondo le loro stesse regole, agli investigatori forensi che svolgono il lavoro clinicamente utilizzando scienza e tecnologia avanzate. La verità è che è improbabile che gli investigatori della vita reale creino un copione immaginario accattivante. Investigatori professionisti e investigazioni complesse riguardano i “noiosi” processi di individuazione dei fatti, analisi delle prove e delle informazioni. Si tratta di un lavoro che mira ad eliminare le possibilità, analizzare gli eventi e convalidare le prove, per non parlare dell'ampia presa di appunti e della stesura di relazioni tecniche.
A volte, i neo investigatori sono all'inizio, illusi dalle suddette rappresentazioni fittizie e solo con l’esperienza scopriranno che il vero lavoro dell’investigatore, pur avendo momenti di intesa azione, profonda soddisfazione personale ed elevata eccitazione adrenalinica, riguarda più il duro lavoro di attenzione e analisi ai minimi dettagli.
Non tutti possono diventare investigatori affidabili. Ci sono alcuni tratti personali che sono fondamentali per divenire dei buoni investigatori. Tra questi tratti ci sono:
- essere appassionati di analizzare i fatti nei minimi dettagli per scoprire la verità;
- essere un “pensatore flessibile”, cioè avere un’apertura mentale atta ad evitare la cosiddetta “visione a tunnel” e quindi essere in grado di esaminare contemporaneamente teorie alternative utilizzando oggettivamente le prove come misura per confermare o smentire la validità delle teorie stesse;
- essere estremamente pazienti (oltre l’immaginabile) e in grado di mantenere con costanza e concentrazione un impegno a lungo termine per raggiungere una conclusione;
- essere oltremodo tenaci e non permettere mai e poi mai che battute d'arresto e false piste scoraggino gli sforzi continui;
- essere costantemente informati e competenti nella propria materia, dalle tecniche investigative agli strumenti di indagine, dalle normative alle procedure vigenti nell’ordinamento giuridico del paese ove si svolgono le indagini;
- essere consapevoli dei pregiudizi e delle risposte intuitive e cercare prove per supportare eventuali atteggiamenti istintivi;
- essere dotati di una buona cultura di base che oltre a consentire un’adeguata capacità di relazionarsi con il mondo esterno, oltre a consentire la redazione di rapporti e relazioni tecniche estremamente professionali, oltre a permettere adeguate testimonianze giudiziarie, consentano altresì di fornire un'analisi affidabile degli eventi, delle informazioni raccolte e delle prove emerse.
Considerando questo elenco di tratti, possiamo apprezzare che tutti questi elementi costituiscono la struttura portante mentalità investigativa. Sviluppare la mentalità è un viaggio di apprendimento e il primo passo di questo viaggio è diventare intenzionalmente consapevoli e coinvolti nei propri processi di pensiero.
A questo punto, l'investigatore deve sempre essere consapevole di quanto sostenuto da Shah e Oppenheimer nel loro libro “Heuristics Made Easy: An Effort Reduction Framework”. Shah e Opprenheimer ci ricordano che le persone hanno imparato a diventare pensatori veloci usando scorciatoie mentali, note come euristiche, nel tentativo di prendere decisioni rapidamente e risolvere i problemi che incontrano. Evidenziano come l'euristica riduce il lavoro nel processo decisionale dando all’individuo la possibilità di esaminare alcuni segnali e/o scelte alternative nel processo decisionale, riducendo così il lavoro di recupero e memorizzazione delle informazioni nella memoria. Ciò semplifica il processo decisionale riducendo la quantità di informazioni integrate necessarie per effettuare la scelta o esprimere un giudizio.
È quindi assolutamente fondamentale notare che tali scorciatoie euristiche sono spesso reazioni istintive o intuitive, al contrario di risposte ben ragionate e basate sull'evidenza. Sebbene possano servire nel pensiero quotidiano, devono essere monitorati e riconosciuti per le loro carenze quando ci viene richiesto di indagare su questioni in cui i risultati devono assolutamente essere sottoposti ad un’analisi critica.
Per raggiungere la mentalità investigativa ed essere un investigatore affidabile, è importante essere consapevoli delle scorciatoie euristiche e di altre tendenze negative che possono diventare ostacoli al raggiungimento di risultati positivi. Ad esempio, un buon investigatore deve essere assolutamente concentrato sull'obiettivo di risolvere il caso, ma ciò può anche condurre alla "visione a tunnel", che è l'obiettivo risoluto su un sospetto o teoria nella misura in cui vengono ignorati altri sospetti o teorie alternative. Inoltre, un buon investigatore deve assumersi la responsabilità ed essere responsabile dei risultati dell'indagine. Quando parlo di responsabilità, mi riferisco al senso di essere “colui in grado di rispondere”, ma occorre considerare che ciò può anche condurre ad una conseguenza che lo stesso investigatore deve essere capace di evitare, cioè quella di assumere la piena proprietà dell'indagine, escludendo la possibilità che le idee degli altri forniscano elementi utili allo sviluppo delle investigazioni. Un buon investigatore deve anche stare attento a quante informazioni vengono condivise con gli altri, tuttavia un’assoluta mancanza di confronto con i componenti della propria squadra potrebbe inibire la condivisione delle informazioni con coloro che potrebbero contribuire alla conclusione positiva del caso.
Quindi, l’investigatore deve essere in grado di considerare e valutare diverse teorie o possibilità anche se in contraddizione con loro riguardo al caso investigativo in esame. Spesso, i neo investigatori, o quelli che non hanno ancora fatto propria la mentalità investigativa, si concentrano su una teoria degli eventi preferita o su un sospetto preferito e si affrettano per essere i primi a raggiungere la conclusione del caso. L’investigatore esperto sa bene che c’è sempre una trappola nelle scorciatoie e nella corsa mirata per giungere ad una rapida soluzione. In questa trappola, altri possibili sospetti e teorie vengono ignorati o scartati troppo rapidamente. Questo a volte porta a far deragliare le indagini a causa della cosiddetta già sopra citata "visione del tunnel".
Luca Leonardo D’Agostini
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