Un buon investigatore privato deve essere principalmente un professionista: cioè una persona che svolge la propria attività lavorativa con particolare abilità e competenza.
Molti fattori contribuiscono intrinsecamente ed estrinsecamente a realizzare il profilo di qualsiasi professionista, del suo lavoro, della sua filosofia di lavoro.
Questo logicamente vale anche per gli investigatori privati. In questo articolo voglio soffermarmi su ciò che ritengo debbano essere gli elementi di base della filosofia del lavoro di un buon investigatore privato, di un detective privato professionista.
La parola filosofia deriva dal greco antico: φιλοσοφία, (philosophía) composto di φιλεῖν (phileîn), “amare”, e σοφία (sophía), “sapienza”, ossia “amore per la sapienza”.
Ora noi tutti sappiamo che la filosofia è un campo di studi che si pone domande e riflette sul mondo e sull’essere umano, indaga sul senso dell’essere e dell’esistenza umana, tenta di definire la natura e analizza le possibilità e i limiti della conoscenza.
Ma prima ancora che indagine speculativa, la filosofia fu una disciplina che assunse anche i caratteri della conduzione del “modo di vita”, ad esempio nell’applicazione concreta dei principi desunti attraverso la riflessione o pensiero.
In questa forma, essa sorse nell’antica Grecia. Platone nell’Eutidemo sostiene che la filosofia è “l’uso del sapere a vantaggio dell’uomo”.
Tuttavia, la parola filosofia può avere connotazioni e significati diversi a seconda del contesto in cui viene utilizzata. Uno di questi riguarda il riflettere lo spirito pieno di un’attività: il suo scopo ultimo e tutte le ragioni che muovono tale attività.
Ad esempio, si può parlare in questo senso della filosofia dello sport, della filosofia dell’educazione, ecc.
In tali casi, il termine filosofia funge da concetto che include la ragione dell’esistenza di tale attività, i loro motivi, le loro caratteristiche e obiettivi.
Quando parliamo della filosofia di una particolare professione, della filosofia del lavoro, stiamo parlando delle caratteristiche essenziali della prestazione quotidiana di quella professione, dei suoi obiettivi nei confronti della società e degli obiettivi che le persone nel loro lavoro sviluppano individualmente e collettivamente.
Se parliamo degli infermieri, possiamo dire che la filosofia dell’assistenza infermieristica si basa su fiducia, compassione e professionalità.
Queste tre parole definiscono le azioni che dei bravi infermieri compiono quotidianamente nella cura dei loro pazienti. Sono elementi necessari nello svolgimento del loro lavoro.
In questo senso, qual è la filosofia del lavoro di un buon un investigatore privato? Cosa deve identificare individualmente il lavoro dei detective privati? Quali sono i principi etici e gli obiettivi verso la società di tale professione?
La prima risposta si potrebbe già ottenere da una deduzione logica: un buon investigatore privato persegue la verità. Un investigatore privato deve essere un professionista esperto in indagini, ricerche e raccolte di informazioni per rilevare i fatti reali che i clienti cercano e consentire al loro legale, ai loro avvocati di “DIMOSTRARE”, cioè con estrema efficacia far valere e/o difendere un diritto in sede giudiziaria.
È proprio questa sinergia che conduce l’investigatore privato a collaborare con un’altra figura di professionista, quella di avvocato, una professione quest’ultima unicamente ed eccezionalmente onorevole, che riveste una dignità particolare nell’intera società e che in estrema sintesi può essere rappresentata dalla sacralità della toga che indossano.
Dietro l’onore di poter indossare degnamente quella toga, c’è tutta l’essenza di un’altra filosofia di vita, alla quale mi inchino ma che non svilupperò io in questo articolo perché ritengo che nei prossimi numeri di questa rivista, siano gli avvocati con i quali mi onoro di collaborare a spiegare in articoli a loro firma, l’essenza della filosofia della loro professione perché son certo che nel descriverla inseriranno quella passione, quel pathos che solo loro possono provare.
Per quanto mi riguarda, torniamo all’investigatore privato.
Sopra ho scritto: «un buon investigatore privato persegue la verità». Ebbene queste verità possono essere di qualsiasi tipo, per esempio:
il luogo in cui si trova una persona,
chi frequenta e come si relaziona pubblicamente con un’altra persona o con altre persone,
quale attività svolge,
quale tenore di vita mantiene,
la ricerca di informazioni utili per il recupero di un credito,
l’accertamento della fedeltà aziendale di un dipendente,
l’accertamento dell’eventuale presenza di microspie in un determinato ambiente.
Questi, a titolo esemplificativo, sono solo alcune attività nelle quali un investigatore privato si misura con il perseguimento della verità.
Il fattore importante è che l’investigatore deve professionalmente indagare per trovare quei fatti veri, sostenibili e dimostrabili.
Al fianco di questo pilastro filosofico, la professione di investigatore privato comporta la presenza di un altro elemento importante: lo scetticismo.
Lo scetticismo deriva dalla parola greca σκέψις (sképsis), che significa “ricerca”, “dubbio”, stessa radice del verbo sképtesthai che significa “osservare attentamente”, dunque “esaminare”.
Lo scetticismo è un termine che definisce realmente la complessità del lavoro di un investigatore privato, il quale deve indagare approfonditamente, rilevare i fatti necessari, mettere in discussione tutto, senza basarsi fedelmente su alcuna circostanza o elemento fino a quando questi non si dimostreranno veri e fondati.
Ed ecco quindi sorgere una delle maggiori complicazioni nel lavoro quotidiano di un investigatore privato: a volte il punto di partenza con cui ci si trova di fronte non è un dato di fatto totalmente reale e circostanziato.
Cioè, a volte capita che vi sono clienti che forniscono elementi incompleti quale punto di partenza per le investigazioni e però su quell’incompletezza hanno già immaginato il risultato dell’indagine.
Possedere tali certezze è comprensibile per il mandante, ma l’investigatore privato non deve assolutamente farsi contagiare e deve approcciare qualsiasi circostanza essendo cosciente che nel momento in cui gli viene conferito l’incarico, la sua conoscenza dei fatti è certamente inferiore a quella del cliente.
Talvolta all’investigatore privato vengono comunicate mezze verità. A volte le persone sono imbarazzate o intimidite nel primo appuntamento con un investigatore privato e anche ciò è comprensibile. Però ciò comporta il fatto che non forniscono tutte le informazioni iniziali, volontariamente o involontariamente nascondono elementi che potrebbero produrre loro imbarazzo.
Ecco perché lo scetticismo, che fa parte della filosofia di un investigatore privato, mette in dubbio tutto, compresi i fatti presentati all’inizio, al fine di ottenere la totale fondatezza delle prove richieste dai clienti.
Questa capacità di dubitare di tutto diventa una caratteristica del lavoro quotidiano del detective privato e lo costringe a utilizzare tutte le tecniche e le diverse tecnologie per scoprire quali strumenti gli sono stati affidati e, soprattutto, per supportare ogni elemento del rapporto finale con prove a supporto della veridicità dei fatti.
La regola che deve essere sempre seguita è: “non dare nulla per scontato e metti in discussione tutto”.
Il pregiudizio e l’abitudine di assumere la verità prima di testarla è il nemico numero uno di un investigatore privato professionale.
Questi due elementi potrebbero interferire con il lavoro di indagine e persino portare a un fallimento delle investigazioni, con la conseguente impossibilità di risolvere il caso.
Ad esempio, un detective, che sta indagando su una frode ai danni di una compagnia di assicurazioni, potrebbe dover seguire una donna che si dice parrebbe, ma senza alcuna evidenza, sia in stato di gravidanza. Un investigatore privato non supporrà che questa gravidanza sia reale.
Dovrà dubitare di questo fatto iniziale altrimenti si farà influenzare da cosa potrebbe o non potrebbe fare una donna in stato interessante.
Questo scetticismo non rappresenta una mancanza di rispetto verso il committente, ma è semplicemente una parte della filosofia di questa professione.
È anche ciò che consente a un investigatore privato di iniziare ogni indagine come se fosse una pagina vuota, che alla fine lo aiuterà a ottenere risultati più precisi e persino più veloci.
Alcuni clienti suppongono già di sapere tutto e di avere ogni tipo di conoscenza riguardo le evidenze del caso investigativo. Ciò li porta a ritenere che lo svolgimento delle indagini relative al proprio caso siano del tutto semplici. È bene ricordare che non esistono investigazioni totalmente facili, certamente ne esistono di più o meno complesse, ma esserne consapevoli fa parte dello scetticismo che dovrebbe caratterizzare il lavoro di un investigatore privato.
Questo scetticismo non può viaggiare da solo nel lavoro quotidiano di un investigatore privato. Che si tratti di rilevare una convivenza more uxorio o di ricercare elementi incompatibili con la fruizione dei permessi concessi ai sensi della Legge 104, un investigatore privato non è nulla senza la sua capacità di indagare e arrivare al fondo agli elementi di prova necessari per concludere le indagini nell’interesse del cliente.
La capacità di accettare che la verità è difficile da trovare e che deve essere cercata con tenacia, è alla base del lavoro quotidiano di un bravo detective.
Anche quando si parla degli strumenti tecnologici utilizzati dai detective privati occorre essere consapevoli che questi strumenti sono inutili se non accompagnati dalla capacità di studio e analisi del caso, dalla professionalità dell’investigatore privato.
Inoltre, lavorando di volta in volta in ambienti estremamente differenti tra loro, un buon detective deve saper relazionarsi con ogni tipo di persona, dalla più qualificata alla più semplice, da quella con la moralità più alta a quella con assenza di moralità, dalla persona più rispettosa a quella totalmente spregiudicata.
Un bravo investigatore deve sapersi trovare a suo agio in ambienti frequentati da persone che ricoprono ruoli di particolare rilevanza nella società, come negli ambienti più malfamati e pericolosi.
Tutto ciò perché non può scegliersi il teatro dove saranno svolte le sue indagini, né tantomeno può scegliersi gli attori con i quali entrerà in contatto nel corso dello svolgimento delle investigazioni.
Un buon detective è in grado di discernere le preziose informazioni che riceve, indipendentemente se queste provengono da social network o da fonti più o meno attendibili.
Tutte queste capacità non sono create dal nulla, poiché si basano su solide basi di esperienza e professionalità che ogni investigatore privato dovrebbe possedere.
La capacità di prendere decisioni in una frazione di secondo durante lo svolgimento di un’indagine, in particolar modo durante un pedinamento, è uno dei pilastri filosofici di questa professione.
Tutti gli elementi che ho descritto come pilastri della filosofia di un investigatore privato sono accatastati l’uno sull’altro per costruire la reputazione di un’agenzia investigativa privata e di ogni investigatore in particolare.
È così difficile da costruire, quindi è necessario prestare massima cura allo svolgimento di qualsiasi tipo di indagine, è fondamentale e doveroso prestare il massimo rispetto per ogni cliente e per le sue esigenze, nella cura con cui si ottengono i risultati, al modo e alla forma in cui si presentano i risultati ai clienti e al feedback ottenuto dagli stessi.
L’etica che dovrebbe essere alla base della professionalità di ciascun investigatore privato, a volte può costringere il detective a rifiutare un incarico contrario al proprio codice etico.
Un buon investigatore privato non deve mai assumere un incarico che gli faccia perdere la reputazione e la dignità. Anche se si tratta di un mancato introito, qualsiasi professionista, investigatore privato compreso non deve mai rinunciare a perdere o veder danneggiata la propria dignità e professionalità, perché questi due elementi rappresentano il proprio biglietto da visita.
Luca D’Agostini
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