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Intervista all’Avvocato Giorgio Altieri

Aggiornamento: 6 mag 2022


Buongiorno avvocato, Lei è partner dello Studio Legale e Tributario Tonucci & Partners, da quando?

Buongiorno, sono partner dal 2001 e collaboro con lo Studio dal 1995. Questo mese sono 25 anni che sono in Tonucci & Partners, siamo alle nozze d’argento.

Lei in quali materie opera?

Sono un Litigator. Mi occupo principalmente di contenziosi civili, commerciali, penali e di compliance. Non ho mai scelto tra il contenzioso civile e il penale. Li seguo entrambi. Nel contenzioso civile, se possibile, punto all’accordo, ma occorre conoscere le regole del gioco e della lite, se si vuole arrivare a un buon accordo. Volendo dirla tutta però, il cuore batte per il processo penale. È il momento in cui mi sento veramente avvocato. E’ quando indosso la toga. Ho una venerazione per la toga. È nel processo e, soprattutto in aula, di fronte al Giudice, che cerco di dare il meglio e di cogliere l’attenzione con argomenti che devono andare dritti al punto, mai divagare. Mi consenta di ricordare in quest’intervista il Professor Franco Cordero, scomparso alcuni giorni fa. Ebbi l'onore di laurearmi con lui e, dopo, frequentai per alcuni anni la sua cattedra all’Università La Sapienza di Roma. Il Prof. Cordero mi insegnò l'importanza di capire il significato più intimo dei termini processuali e del diritto, che ti aiuta a cercare di evitare errori, che sono sempre dietro l’angolo. Lui il codice di procedura lo definiva un ‘ordigno complicato’ da maneggiare con cura.

Ha altre passioni?

La mia professione è la mia passione. Ne ho anche altre, lo sport e, in particolare, lo sci e la vela, le letture storiche e politiche, guidare auto e moto, ma la professione dell’avvocato ti porta via la gran parte del tempo, tra clienti, attività di Studio e di Tribunale, le trasferte, è complicato avere tempo libero. La professione la si fa solo se si ha la passione. Da principio, a Studio, l’avvocato Tonucci colse il mio interesse per l’organizzazione e poi, più di recente, per i media e la comunicazione, e così ho iniziato a occuparmi, tra l’altro, anche dell’organizzazione IT dello Studio e della comunicazione.

Di cosa si occupa per l’IT?

Tonucci & Partners ha più uffici in Italia e anche all’estero nell’Europa dell’Est e circa 200 professionisti. È sempre stato importante cercare di essere ben organizzati sull’IT per poter gestire una struttura di tanti avvocati e uffici.

Vista la continua evoluzione tecnologica, ciclicamente dobbiamo rimettere tutto in discussione. L’ultima volta, lo abbiamo fatto tre anni fa e oggi, dopo aver ridisegnato con i tecnici l’architettura informatica dello Studio, abbiamo potuto garantire l’effettiva operatività di tutti gli avvocati e dello staff da remoto con l’emergenza Covid-19.

Abbiamo un server centrale e gli uffici collegati con fibra ottica superveloce dedicata. Ogni utente ha l’accesso dal proprio terminale oppure dal proprio notebook o dal tablet al desktop virtuale. L’utente può essere anche in Australia, se ha un collegamento internet e il suo device, è come se stesse virtualmente sempre a Studio, con accesso a tutte le pratiche che segue e ai relativi fascicoli elettronici, con accesso alle banche dati di giurisprudenza e riviste, nonché a tutte le ulteriori funzionalità che servono per dialogare con i colleghi, lo staff, l’amministrazione, i clienti e gli Uffici Giudiziari.

Quali protocolli di sicurezza adottate?

Poniamo molta attenzione alla riservatezza e alla tutela dei dati e dei documenti dei clienti. Ad esempio, l’accesso di ogni utente è sotto stretto controllo grazie all’utilizzo, in fase di login, di un sistema OTP, con un codice numerico che varia di continuo, come quello, per intenderci, con cui si accede all’home banking del proprio conto corrente bancario, a garanzia dello Studio, degli avvocati e, soprattutto, dei clienti.

Il sistema di virtualizzazione in uso ha permesso di ottenere un altissimo grado di ridondanza, il che consente di permettere un ripristino dei sistemi, anche in caso di malfunzionamento di parte di essi. Per la sicurezza fisica dei sistemi, i server sono protetti con misure antincendio, di condizionamento e l’accesso avviene in modalità controllata.

Tutto quanto avevamo pensato per poter lavorare in modo sempre più efficiente e sicuro anche dall’esterno durante le trasferte dei professionisti, si è rivelato vitale con l’emergenza del Covid-19. Nella tragedia che ha colpito tutti e anche le attività professionali e lavorative, almeno sotto questo aspetto siamo stati fortunati. L’innovazione che abbiamo sempre perseguito ci ha consentito di continuare senza interruzioni le nostre attività di consulenza e ci ha confermato che investire in tecnologia è fondamentale.

Questo tipo di organizzazione tuttavia appartiene solo ai c.d. grandi Studi? avete altri progetti in programma per l’IT e la sicurezza dei dati dei clienti dello Studio?

Uno Studio strutturato ha più possibilità di uno studio boutique di fare questo tipo di investimenti, ma in realtà costano per tutti e anche per noi. Occorre avere lungimiranza e rinunciare a profitti immediati. Gli investimenti di hardware trovano un vantaggio nei numeri di scala dei grandi Studi, gli investimenti sui software hanno un costo ad utente e quindi sono accessibili da qualunque realtà. Il punto è dedicarcisi e pensare sempre a dove si può migliorare.

Così, ancor prima di aver completato il progetto di aggiornamento del quale Le ho detto, alla fine dell’anno scorso, ne abbiamo messo in campo uno nuovo, non meno importante, che stiamo implementando in queste settimane, nonostante il Covid-19. Si tratta di un gestore documentale e di email, un contenent management all’avanguardia. Cataloga sulla base delle indicazioni del professionista in modo automatico i documenti e le email di ogni giorno. Consente di condividere il tutto agevolmente con il team di lavoro e di salvare ogni dato in modo ordinato sul server. Siamo già a una funzionalità di c.d. Intelligenza Artificiale che consentirà anche una sofisticata funzione “Search“ all’interno del data-base dello Studio, che porterà ad accelerare il lavoro, il tutto nel rispetto dei più elevati standard di sicurezza e di protezione dei dati in conformità al GDPR. Anche quel sistema garantirà la massima sicurezza nell’accesso alle informazioni. L’architettura del sistema consente infatti di analizzarne l’utilizzo e tracciare tutte le attività svolte sui documenti ai quali sarà possibile avere accesso garantendo la riservatezza dei clienti.

Ha accennato all'Intelligenza Artificiale, sarà questo il futuro anche nel settore della giustizia e della professione di avvocato?

Nel futuro più immediato dovremo attrezzarci per poter operare anche nella professione con l’avvento dell’Intelligenza Artificiale (IA). Le automobili già parcheggiano da sole, gli elettrodomestici sono clever. Nella scienza, nella medicina, nell’ingegneria l’IA sta diventando centrale. Nel diritto, soprattutto nei sistemi di common law, dove la si sta già sperimentando, si ritiene che l’IA potrà avere successo. Lì il valore dei precedenti giurisprudenziali è vincolante ed esistono già software che, contenendo tutti i precedenti, riescono a dare un responso predittivo sull’esito del giudizio, in alcuni casi con percentuali molto alte, anche attorno all’80%, oppure si rivela utile per i contratti, dal momento che è in grado di elaborare il testo dell’accordo in tempi velocissimi. Più difficile sarà estendere l’IA alla complessità dei sistemi di civil law, non tanto perché è la legge a mutare piuttosto rapidamente, ma perché l'orientamento giurisprudenziale è tutt’altro che vincolante e gli operatori del diritto contribuiscono a un continuo lavoro di esegesi, di evoluzione e di adattamento al caso concreto. Nel penale, poi, mi riesce difficile ipotizzare come un software possa sostituirsi al libero convincimento del Giudice. Per dirla tutta, sono piuttosto favorevole all’IA a limitati fini nel diritto commerciale. Del tutto contrario nel penale e ovunque si discuta di libertà, di diritti fondamentali e di esercizio del potere sanzionatorio da parte dello Stato. Sono materie, come diceva Cordero, che vanno maneggiate con cura. Mi rifiuto di pensare a uno Stato che per esigenze di celerità, comunque importante, o di costi possa delegare la tutela dei diritti fondamentali a una macchina.

Negli Stati Uniti, sistema di common law, per le questioni civili e commerciali, si stanno affermando tre fasce di consulenza legale: una ordinaria che può essere agevolmente gestita tramite sistemi di IA, una media dove serve un apporto di revisione e controllo del professionista, una personalizzata dove l’apporto del professionista sarà indispensabile, se non esclusivo. Ciò fa ritenere che anche nel prossimo futuro la specializzazione e la competenza saranno comunque premianti nella professione. Mi auguro tuttavia che anche i più giovani continueranno ad essere sentinelle del diritto e non consentiranno mai di delegare alle macchine la tutela dei principi fondamentali.

Jung diceva: “Chi evita l’errore elude la vita”. Il diritto e la giustizia sono fatti anche di errori, ma degli uomini. Sarebbe veramente triste e profondamente ingiusta una società che, nell’anelito di evitare l’errore e di velocizzare tutto, delegasse l’amministrazione della giustizia alle macchine, perdendo l’umanità e la speranza di redenzione che deve essere riservata anche al peggiore dei colpevoli.



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