top of page

Avvocato: Bot e gratis

Per questo numero di dimostrare mi rifaccio ad un articolo che ho scritto nel lontano gennaio 2018.

Sul Sole 24 ore del 13 luglio 2017 scopriamo che il giovane Joshua Browder ha realizzato un semplice chat bot che fornisce consulenza legale gratuita.

Un risponditore automatico specializzato nell’ottenimento di risarcimenti legati a biglietti del parcheggio.

Il bot è programmato con le normative specifiche di 50 stati e attraverso l’interazione automatizzata riesce a raccogliere tutte le informazioni necessarie per produrre il testo di una lettera che l’utente deve soltanto stampare ed inviare.

Risultati?

Stando a quanto ha dichiarato Joshua Browder: “Do Not Pay”, questo il nome del (ro)bot, ha risolto oltre 375000 casi. Si hai capito bene 375 MILA casi.

Secondo The Guardian si è già andati oltre ed il bot inizia ad interagire su questioni come asili e immigrazione.

Prova ad immaginare l’impatto economico sull’attività degli avvocati americani (e non solo) di applicazioni di IA (intelligenza artificiale).

Il bot Do Not Pay, come dice il nome, è interamente gratuito e di conseguenza tutti i fruitori non hanno dovuto spendere neanche un nichelino per vedersi consegnare, interamente compilato e solo da stampare, lo scritto per richiedere il risarcimento.

Sin qui nulla di strano ma prova a vederla per quello che è; Il lavoro svolto dal bot Do No Pay ha evidentemente sottratto lavoro ad avvocati, magari piccoli studi o praticanti che avrebbero potuto chiedere miseri 10 $ per scrivere quelle lettere di risarcimento.

Indipendentemente dai casi vinti o meno il numero dei mancati introiti per il sistema legale americano è davvero impressionante 375000 per 10 $ sono la bellezza di 3 milioni e 750 mila dollari che sono andati in fumo, non andati nelle tasche di qualcun altro ma semplicemente non sono entrati nel flusso economico del sistema legale americano.

Di certo questo è il futuro, come segnalato nello stesso articolo del Sole 24 ore le applicazioni di I.A. all’interno degli studi legali sono già importanti; da ROS, l’intelligenza esperta di diritto fallimentare che aiuta nello studio effettuando tutte le ricerche normative e giurisprudenziali, fino a quella che si occupa di analizzare i contratti parola per parola per scoprire clausole contra legem o semplicemente avverse gli interessi del cliente.

In un quadro come questo come si posizionano gli studi legali italiani?

La maggioranza degli avvocati con cui veniamo in contatto non soltanto non conosce la situazione (grave ma comprensibile), ma si rifiuta di prenderne coscienza nel momento in cui la realtà dei fatti balza ai loro occhi.

Probabilmente l’idea è quella che il corporativismo dell’Ordine possa in qualche modo tutelare l’attività professionale tradizionale.

Mi sembra una strada molto simile a quella intrapresa dagli autisti di taxi nei confronti delle piattaforme di car-sharing prima e di trasporto sociale poi.

Si può chiudere un’applicazione? Si può far chiudere una multinazionale in un altro stato?

Ammettendo che tutto questo possa essere fatto quanto tempo ci vuole affinchè nasca una nuova idea magari ancor più devastante ed incontrollabile della prima?

Tra qualche tempo inizieremo a sentire le lamentele dei parcheggiatori, poi quelle degli architetti e via via di tutti quelli che verranno spazzati via dalla tecnologia.

Nello stesso articolo chiedevo: “E la tua posizione quale è?”

Certamente non esiste LA SOLUZIONE, come decine e decine di falsi guru si preoccupano di insegnarti, ne esistono infinite che sono performanti rispetto alle necessità del singolo.

Di certo la soluzione non è di fermare il progresso.

Per capire veramente se il tuo settore è “differente”, se ha qualche speranza di rimanere in vita cosìcom’è oggi prova a rispondere a queste domande:

· Nel mio lavoro esistono procedure standard?

· Nel mio lavoro esistono testi di riferimento che sintetizzano le procedure?

· Nel mio lavoro esistono software che facilitano i compiti da svolgere?

· Nel mio lavoro è necessaria l’interazione con il cliente?

Se anche soltanto una di queste domande ha una risposta affermativa il tuo lavoro, per come lo concepisci oggi, è in pericolo.

Cosa fare dunque per cambiare la tendenza ed evitare lo tsunami elettronico?

Se vuoi evitare che le intelligenze artificiali ti rubino il lavoro hai soltanto tre vie:

1. Cambi lavoro prima che te lo rubino e fintanto che hai ancora qualche soldo alle spalle;

2. Speri che internet e tutta l’informatica finisca di avere il suo peso nella nostra società, tornando alle belle lettere a mano di una volta e al cavallo per gli spostamenti:

3. Riorganizzi la tua professione in modo che le nuove tecnologie e i nuovi sistemi che verranno siano tuoi alleati e non nemici.

Ovviamente le prime due ipotesi sono una boutade, la sola cosa da fare è cambiare radicalmente il tuo modello di business. Semplice a dirsi ma assai complesso a farsi in realtà!

Lo scenario è drammatico, non soltanto nel tuo “settore”.

La crisi, il fisco, le normative, la politica, i complotti, la concorrenza, gli immigrati, gli alieni, le cavallette, la moria delle vacche, le malattie, 3 anni di militare a Cuneo o qualunque altro motivo che posso aver dimenticato non bastano a spiegare il perché della situazione e soprattutto non servono a spiegare come uscire dallo stallo.

In questa situazione di lazzaretto scendono a valle gli avvoltoi e le iene del mercato pronti a spartirsi i brandelli di vittime inermi.

Spuntano come funghi guru, maghi e stregoni che hanno la soluzione in tasca e sono lì per dartela gratis in cambio di una semplice mail.

3,5,7 errori da evitare o segreti per … o soluzioni efficaci o vincenti. Chi parla di marketing come soluzione finale e chi invece parla di marketing come cosa assolutamente inutile; chi propone “NAQUALUNQUE-MARKETING” (web, social, mail, bot, sms,), chi lo fa intelligente e chi lo fa automatico chi fa i video e chi dice che sono la peste, chi fa copywriting e chi punta sui testi brevi, chi lo fa a risposta diretta e chi lo fa light, chi punta sulla cera lacca e chi invece sul porta a porta, chi è creativo e chi è diretto, chi lavora in target e chi spara sulla massa, chi ti porta in aula in 2000 e chi ti forma 1 a 1 con videocorsi.

Tutti hanno però dei punti in comune:

1. Hanno tutti studiato le tecniche dai numeri uno al mondo;

2. Hanno tutti parlato con i numeri uno del tuo settore;

3. Hanno tutti almeno 20 anni di esperienza;

4. Hanno tutti inventato un sistema brevettato;

5. Hanno tutti l’unico sistema efficace;

6. Hanno tutti lo stesso sistema di vendita.

Il punto nodale è proprio quest’ultimo, hanno tutti lo stesso sistema di vendita. Se provi a seguirne 10 o 20 (sono qualche decina di migliaia solo in Italia nei vari settori) scopri che il loro modello di vendita è sempre lo stesso.

I. Cattura mail con prodotto free (audio, video, pdf, ebook)

II. Sequenza di mail a valore (dovrebbero)

III. Sequenza di video a valore (come sopra)

IV. Vendita prodotto base (libro, ebook, seminario)

V. Vendita prodotto Up-selling (corso live, club, carta fedeltà, circuito élite)

VI. Continuare ad alzare il livello di esclusività (solo per i migliori)

È sbagliato tutto ciò? Assolutamente no!

Si chiama Info-marketing ed è il sistema più rapido per fare soldi vendendo informazione.

Lati positivi:

· non devo essere un esperto perché tutti i settori seguono le stesse regole

· non devo preoccuparmi di richieste troppo complesse perché le informazioni le darò a pochissimi e nel corso degli anni

· insegno quello che sto facendo per vendere a chi compra

Lati negativi per te:

· tu non devi insegnare ai tuoi clienti a fare l’infomarketer legale ma devi risolvere problemi reali …

… Il seguito nel prossimo numero

Così concludevo rimandando in un successivo articolo, oggi invece lo concludo con un’amara considerazione: sono cambiate le tecnologie, sono cambiate le “strategie di acchiappo” ma sono rimaste drammaticamente uguali le condizioni della maggioranza degli studi professionali italiani.

10 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page