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Dimostrare 3 numero

Cari lettori, in questo numero di Dimostrare parleremo di un tema altamente sensibile e delicato: il rapporto padre-figli nella crisi matrimoniale.

È un immenso onore ospitare numerosi articoli di prestigiosi avvocati, che prima ancora di essere degli eccellenti professionisti, sono in realtà delle persone squisite, ognuna in grado di affrontare questo delicato tema, non solo con la competenza che gli è propria, ma anche con una sensibilità che in una fattispecie tale ritengo doverosa.

Per quanto mi compete, conscio di non possedere una conoscenza giuridica derivante dall’esercizio della professione legale, in questo editoriale fornirò un mio contributo non basato su un’analisi giuridica, ma su alcune riflessioni derivanti dalla mia esperienza professionale. In fondo, anche un investigatore privato è un attore che di sovente entra in scena in una crisi matrimoniale e per ciò che gli compete deve comunque essere dotato di una sensibilità e di una rettitudine che sono necessarie quando si entra così profondamente nella vita privata delle altre persone.

Chi di noi non sogna o non ha sognato una vita familiare felice e senza nuvole? Purtroppo invece una gran quantità di matrimoni o di convivenze si interrompe in modo inaspettato, non soddisfacendo le aspettative dei partner. È triste ma è la dura realtà della vita moderna. Ma il "crollo familiare" sembra ancora più triste per la parte più colpita dalla separazione: i bambini. Dolore, disperazione, rabbia, sensi di colpa, vergogna, paura di perdere l'amore: tutti questi sentimenti vengono vissuti da una persona già durante l’infanzia quando apprende la terribile notizia: le persone che ama non vivranno più insieme. Questa separazione è un trauma per i bambini che può lasciare ferite profonde nella loro anima. Questo è il suo divorzio da uno dei suoi genitori. Molto spesso, con suo padre.

Il crollo di una famiglia diventa un serio banco di prova per tutti i suoi membri. Prima di tutto, gli ex coniugi sono preoccupati di come mitigare le conseguenze del divorzio o della vita familiare nei confronti dei loro figli. In questa delicata fase è importante che la madre mantenga anche lei quella rettitudine di cui parlavo poche righe fa. Intendo una rettitudine morale basata sul rispetto della genitorialità paterna, poiché di solito è con lei che i bambini rimangono. Tuttavia, non solo la madre, ma anche il padre dei bambini si trova in una situazione difficile, perché i legami di sangue non vengono interrotti da una decisione del tribunale e il padre deve assolutamente prendere atto che dovrà sviluppare un nuovo schema di comunicazione con i propri figli. È importante che i coniugi separino le antipatie e le lamentele personali reciproche dalle relazioni con i figli. I bambini non sono la causa della rottura familiare, i genitori prendono questa decisione da soli, senza la loro partecipazione o approvazione. Il “divorzio” può aiutare a porre fine a un matrimonio malsano tra due persone, ma per un bambino finisce l'unico “matrimonio” che conta per lui. Non voglio dire che i genitori debbano mantenere il loro rapporto in uno "stato di divorzio permanente": in continui litigi e conflitti. Tuttavia, i bambini hanno diritto a entrambi i genitori, indipendentemente dal fatto che siano amici l'uno dell'altro, che si amino o meno.

Per quanto concerne la mia esperienza professionale, talvolta noto tali comportamenti da parte dei genitori.

- Noto genitori, padri o madri che siano, che parlano male del loro ex coniuge o partner, nell’intenzione di porli agli dei figli in conflitto con l’altro genitore. Molte volte il sentimento di astio reciproco tra genitori è fondato, basato su errori e incomprensioni reciproche che inevitabilmente hanno condotto alla fine del rapporto di coppia. Ma pur comprendendo le motivazioni alla base di tali risentimenti, ritengo debba essere evitato arruolare i propri figli quali alleati nel proprio conflitto personale. Non è necessario minare l'autorità dell’altro genitore accusandolo di tutti i peccati possibili e rendere partecipi i propri figli del suo presunto "comportamento sbagliato". Tutto ciò porterà solo alla nevrosi: il bambino penserà di dover scegliere quale dei genitori amare di più. Una situazione del genere è traumatica, il bambino può iniziare a “giocare su due fronti” per non offendere nessuno, diventando così ancora più confuso e abituato a mentire.

Sono possibili anche conseguenze più gravi. In pratica, mi è capitato di assistere ad un caso in cui un genitore, durante la fase di separazione ha manipolato il bambino contro l’altro genitore, insultandolo e dicendo che persona indegna fosse. Però il destino gli si è rivolto contro in quanto i genitori sono tornati ad essere una coppia, ma il bambino è rimasto negativamente disposto nei confronti del genitore che aveva udito demonizzato.

Occorrerebbe essere consci che non è necessario trascinare i bambini in un conflitto tra adulti, raccontando i dettagli dell'insoddisfazione reciproca, così come cercare sostegno ed empatia dai figli. I bambini non sono in grado di sopportare un tale peso. I risentimenti tra coniugi sono affari tra adulti, che non riguardano i bambini, i quali invece dovrebbero sapere, che anche in seguito alla separazione dei genitori, sono amati come prima e anche se l’intera famiglia non vivrà più sotto lo stesso tetto, ciò non influenzerà in alcun modo l’atteggiamento dei genitori nei loro confronti.

Occorrerebbe essere lucidi mentalmente ed essere consapevoli che per i figli, sia mamma che papà sono due persone molto significative, quindi quando ascoltano qualcosa di brutto su uno di loro, al loro interno si creano ferite dolorose. Quasi sempre, i figli sono più sensibili dei genitori e queste dolorose ferite riescono a soffocarle dentro sé stessi, tanto che i genitori, distratti dal combattere la loro battaglia personale contro l’altro genitore, non si accorgono del dolore che provocano, dei danni che irresponsabilmente posso causare.

- Noto padri che smettono di comunicare con i propri figli a causa di un cattivo rapporto con la madre dei bambini. Così facendo riducono al minimo le interazioni con la loro ex, lasciando alla madre tutto ciò che concerne l’educazione e la crescita dei figli. Ma occorre ricordarsi che per i figli la figura paterna è molto importante. Non importa quanto possa sembrare banale, il tempo trascorso con i propri figli rappresenta il regalo più prezioso per loro. Sì, ci saranno altri uomini nel loro ambiente di crescita: nonni, insegnanti, amici di famiglia, ma il padre rimarrà sempre il padre. Il bisogno del bambino di essere accettato da suo padre è così grande che anche in età adulta, mantiene il desiderio di ripristinare questa connessione se è stata persa. È davvero impressionante e commovente quanto un bambino sia disposto a perdonare per l'attenzione e l'amore dei suoi genitori. Inoltre, accade spesso che i padri stessi, nel tempo, si pentano di aver distrutto, sotto l'influenza delle emozioni, relazioni buone e strette con i loro figli.

- Noto genitori che smaniano dalla voglia di presentare il nuovo partner ai propri figli, talvolta con uno spirito, neanche troppo velato, di sostituzione dell’altro genitore. Purtroppo questi nuovi partner, spesso assumono atteggiamenti ruffiani e non comprendono che non sono il nuovo papà o la nuova mamma del bambino. Con ciò non voglio assolutamente intendere che non si debba presentare ai propri figli il nuovo compagno o la nuova compagna, ma occorre agire con estrema sensibilità e magari, laddove possibile, coordinare quest’incontro con l’altro genitore.

- Noto situazioni in cui i genitori divorziano, i bambini rimangono con la madre e il padre viene completamente rimosso dall’educazione. Molte madri si giustificano con il fatto che il padre stesso non mostra iniziativa, quindi perché dover insistere? Allo stesso tempo, c'è il risentimento per il fatto che lui stesso non è desideroso di aiutare i figli. Questo è il modo in cui viene solitamente presentato ai bambini: "Vostro padre non si è nemmeno preoccupato di aiutarvi da quando se ne è andato di casa?”

Non si può ignorare che per una donna tra le sfavorevoli conseguenze psicologiche della fine di una unità familiare, si aggiungono vere difficoltà nella vita di tutti i giorni: problemi di denaro e talvolta completo isolamento dal mondo che la circonda, la sua stanchezza da stress esorbitante, mancanza di tempo ed energie che si esauriscono completamente ogni fine giornata. Ma allora come è possibile affrontare tale situazione, rispettando tutte le parti: mamma, papà e figli? E soprattutto, è possibile? Lungi da me il giudicare, difficile anche immergersi nei panni di donne che vivono specifiche situazioni, talvolta molto complicate e traumatiche. Ma certamente la soluzione non può essere quella di comportarsi in modo isterico e non equilibrato, passando immediatamente a toni accesi e allo stesso tempo gettare sui propri figli il peso della situazione che si sta vivendo, anche se non si è scelto di viverla, rendendolo i figli una sorta di ostaggio di una relazione sentimentale incompiuta.

Occorre cercare di non correre nella tentazione che la rabbia o il risentimento nei confronti del padre dei propri figli si intrometta nel rapporto padre-figli. Quando un bambino vede sua madre incolpare il padre per ogni sfortunato incidente, poiché il padre non è lì per rappresentare la sua versione della storia, la distanza tra il bambino e suo padre si allarga. Questo può portare all'alienazione genitoriale. Imparare a essere co-genitore insieme al papà, come due adulti responsabili è molto importante ed è necessario per essere corretti nei confronti dei propri figli. I bambini sono innocenti. Non hanno causato o incoraggiato la crisi familiare. Non hanno fatto niente di male. Eppure stanno soffrendo tanto quanto la madre. Quindi la responsabilità materna è chiara: la mamma deve fare tutto il possibile per alleviare il dolore e il disagio dei suoi figli, indipendentemente da come si sente. Il concetto è semplice: “non si tratta principalmente di te, ma di loro”.

Non posseggo la ricetta magica e non ho scritto manuali di psicologia, ma umilmente ritengo che la situazione andrebbe affrontata prendendo coscienza dell'essenza del problema, e sono convinto che un comportamento efficace sarà adottato naturalmente. L’attribuire ad altrui la colpa mette in moto la resistenza interna, la quale contrasta ogni interferenza esterna, anche quella dei propri figli, e contrasta altresì ogni tentativo di mantenere un rapporto civile con il padre dei propri figli. Ogni bambino deve sentirsi sicuro: ci saranno sempre sua madre e suo padre vicino, c'è sostegno e rispetto, anche se i genitori si sono separati e non vivono insieme. Capisco che si tratta di uno sforzo enorme da operare su sé stessi, ma ripeto la soluzione non può essere “muoia Sansone con tutti i Filistei!”

Se i genitori congiuntamente, padroneggiando le proprie emozioni, cercano di spiegare ai propri figli che mamma e papà si stanno separando, ma come genitori si prenderanno sempre cura di loro, faranno tutto ciò che è necessario per aiutarli, che capiscono e sono responsabili delle conseguenze della separazione, questo li aiuterà a non usare i propri figli come sponde dove far rimbalzare le colpe dell’altro genitore. È molto importante dare al bambino l'opportunità di rispettare l'altro genitore. Bisogna sforzarsi di ricordare tutte le cose buone che il proprio partner ha portato nella propria vita. Dopotutto, ha dato la cosa più importante e preziosa: vostro figlio! La gratitudine equilibra.

In conclusione, come dicevano i latini “Difficile est longum subito deponere amorem”, ma i genitori dovrebbero sottolineare ai propri figli che si sono separati o hanno divorziato dall’altro genitore, non da loro.

Ora nelle prossime pagine la palla passerà ad avvocati degni di stima e rispetto i quali forniranno il loro prezioso contributo all’analisi di questa delicata tematica. Ringrazio anticipatamente ciascuno di loro con i quali mi onoro di collaborare.

Consentitemi anche un affettuoso saluto al direttore ed a tutti i membri della redazione della rivista “Dimostrare”. Anche senza solo uno di loro, questa rivista non esisterebbe.

Cari lettori, siamo all’ultimo numero dell’anno 2020 della rivista “Dimostrare”. Inizieremo il nuovo anno con sempre più entusiasmo, con l’obiettivo di fare della rivista “Dimostrare” uno strumento di lettura e riflessione degno della Vostra attenzione, ed una piattaforma nella quale ospitare il prezioso contributo di cervelli “pensanti”.

Siamo alla fine dell’anno, per molti versi un anno particolare. Dal profondo del mio cuore Vi invio sentiti auguri di buone feste. Io sono cristiano ortodosso e seguo il rituale della Chiesa Cristiana Ortodossa Russa, quindi festeggerò il Natale il 7 gennaio 2021. Taluni si chiederanno come mai la data è diversa dal rito cattolico. A tal proposito, all’interno di questo numero di Dimostrare troverete tre articoli distinti nei quali approfitto per illustrare la particolarità del Natale in Russia, così come i russi festeggiano il Capodanno e il Capodanno Vecchio. Invio però a tutti Voi gli auguri di un sereno Natale, quello che qui in Italia si festeggia il 25 dicembre.

Con tutto il cuore Vi formulo anche gli auguri per felice anno nuovo, denso di serenità e prosperità.

In russo si dice: “С новым годом”.

Luca Leonardo D’Agostini

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