Tutto era nato come un semplice componimento letterario. Una storia violenta. Il dramma di suor Lucj Vetrusc, una suora bosniaca stuprata dai serbi e rimasta incinta.
Il testo era così bello e commovente che aveva anche vinto il premio letterario "Arquà Petrarca" di Padova.
Poi, chissà per quale mistero, quel racconto iniziò a circolare nelle redazioni dei giornali e qualcuno per demonizzare i serbi, decise di farne una storia vera. E come storia vera la vicenda di suor Lucj è finita sulle pagine di importanti quotidiani e riviste ("La Repubblica", "L'Indipendente", "Segno Sette", una testata dell'Azione cattolica).
Il quotidiano "La Repubblica", per non farsi sfuggire tale appetibile notizia, pubblicò un articolo in data 30 marzo 1994, a firma di Orazio La Rocca con il titolo sensazionalistico: "Suor Lucj, bosniaca violentata dai serbi".
Il quotidiano "L'Indipendente", il 2 aprile 1994 pubblicò un articolo a firma di un giornalista di nome Paolo Grandi, dal titolo choc: "La suora, madre per stupro, violentata dai serbi". Scrisse il fantasioso giornalista italiano: "Pubblichiamo il testo della lettera col suo racconto agghiacciante. La suora, madre per stupro, violentata dai serbi, dice «Crescerò questo figlio dell'odio»", e non riuscendo a fermare la sua penna di fronte a tale menzogna, questo giornalista decise addirittura di dare seguito alla storia: "Suor Lucj ha partorito un maschietto e per lei è possibile un viaggio a Roma, in gran segreto, per incontrare in Vaticano Giovanni Paolo II".
Nel suo articolo, Paolo Grandi esordiva con queste parole: "E a quasi due anni di distanza dallo stupro, ora sappiamo che suor Lucj Vetrusc ha partorito un bel maschietto". Lo stesso giornalista rimarcava: "Questa storia fa parte della galleria degli orrori della ex Jugoslavia ed è stata tenuta accuratamente nascosta nei particolari per volontà del Vaticano e dell'ordine religioso, quello delle suore Adoratrici del Sangue di Cristo. Finora si sapeva solo che una notte terribile del 1992 i serbi del famigerato gruppo delle «Aquile bianche» erano entrati nel monastero di Nova Topola, vicino a Banja Luka in Bosnia appunto, per saccheggiarlo e violentare le più giovani, due novizie appena ventenni. Una di loro è appunto suor Lucj, ritrovatasi incinta senza averlo desiderato, ma tenacemente attaccata alla volontà di tenere un bambino che adesso ha poco più di un anno e vive tranquillo senza conoscere il suo destino a Zagabria, dove la carità dell'ordine protegge lui e la madre dalla curiosità eccessiva".
L'articolo continuava riportando alcuni brani di una pseudo lettera scritta dalla religiosa dopo la violenza, indirizzata alla sua superiora: "lettera che noi, - specificava il giornalista, con un certo orgoglio per la sua «abilità professionale» - pubblichiamo in esclusiva, nella quale la novizia, rievocando il disonore subito e il conseguente doloroso abbandono dell'ordine, dichiarava la sua volontà di realizzare la sua vocazione religiosa in un altro modo, crescendo con amore il figlio dell'odio".
Un articolo e una testimonianza commoventi, inficiati però da un particolare di non poco conto: suor Lucj Vetrusc, dell'ordine delle Adoratrici del Sangue di Cristo, in realtà non aveva partorito, non era stata stuprata né da miliziani serbi né da nessun altro e non aveva scritto nessuna lettera per il semplice motivo che non era mai esistita. Che giornalismo!
Vi chiederete, ma come è potuto accadere tutto questo? Come può un racconto così delicato venir preso per vero dalla stampa e dagli stessi ambienti religiosi senza alcuna verifica? La risposta è sempre la stessa ed è sintetizzabile in una sola parola: geopolitica.
Sono gli interessi geopolitici a spingere verso una deformazione dell'informazione e spesso verso una propria e vera disinformazione.
Attualmente ne sono esempi costanti la russofobia dei media mainstream occidentali, la macchina del fango nei confronti del presidente Putin, le notizie artificiosamente inventate contro Bashar al-Assad per gli interessi geopolitici in Siria.
Il motivo è sempre la geopolitica. In quegli anni, correva l'anno 1944, eravamo nel corso della guerra in Jugoslavia e per gli occidentali, la priorità era demonizzare la Serbia, in ogni modo.
Monsignor Alfredo Contran, l'autore della lettera di suor Lucj Vetrusc, ha raccontato: "Non avrei mai immaginato tanta notorietà. Questa lettera è una storia inventata e l'ho scritta solo per lanciare un messaggio contro la guerra e invitare tutti al perdono".
Luca Leonardo D’Agostini
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