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Le indagini del detective Dimostrare: L’ira di una madre trasformata in un boomerang

Simferopol’ è una bella città della Federazione Russa, situata nella penisola di Crimea. Era una domenica mattina del mese di novembre. Una tipica giornata uggiosa. Il detective Nikolaj Dimostrare, si pose alla guida di un fuoristrada e raggiunse una località sperduta situata nelle alture circostanti. Si recò a trovare Grigorij, un suo amico che aveva una dacia in montagna. I due non persero tempo, la sauna era stata già preparata da Grigorij e vi trascorsero all’interno più di un’ora.

Dopo una bella doccia gelata, il detective Dimostrare e il suo amico si intrattennero a parlare, accesero il barbecue e sorseggiarono alcuni bicchierini di vodka, in attesa di due loro amici. Stavano attendendo due collaboratori del detective Nikolaj Dimostrare: Michail detto “Comandante Givi” e Arsenij detto “Motorola”.

I due arrivarono un’ora dopo e portarono šašlik in abbondanza. I šašlik sono un tipico cibo russo, originario del Caucaso. Si tratta di grossi pezzi di carne di montone o pecora cotti su lunghi spiedi. La carne viene precedentemente marinata in acqua minerale molto salata, cipolla e foglie di alloro per uno o due giorni.

I quattro passarono una splendida giornata mangiando enormi quantità di šašlik e bevendo innumerevoli bottiglie di vodka. Dormirono nella dacia anche perché non erano in condizioni di rimettersi alla guida delle rispettive autovetture. Il giorno dopo il detective Dimostrare giunse a Sebastopoli. Qui nel pomeriggio ad attenderlo c’era la sua amica Polina, una ragazza alta e bionda, occhi azzurri ed un fisico da modella.

Nikolaj e Polina trascorsero tutto il pomeriggio in una vasca idromassaggio, bevendo champagne e mangiando caviale nero. L’atmosfera era idilliaca e non serve affatto aggiungere altri particolari e dettagli riguardo al tempo da loro trascorso insieme.

Però il telefono di un investigatore privato è sempre acceso e mentre il detective Dimostrare e la sua amica Polina erano a cena, il cellulare di Nikolaj squillò. La telefonata proveniva dall’Italia. Un avvocato che collabora con il detective Dimostrare comunicò che aveva necessità urgente di un’indagine per conto di una sua cliente importante, una nobildonna italiana.

L’investigatore privato chiamò i suoi due fidi scudieri, l’agente Frecco e l’agente Manziana ed organizzò un appuntamento per il pomeriggio del giorno successivo.

Così, la mattina seguente il detective Dimostrare, raggiunta in fretta Mosca, partì con l’aereo alla volta di Roma.

Nel pomeriggio, alla presenza di Nikolaj Dimostrare, degli agenti Frecco e Manziana, dell’avvocato e della contessa, si tenne una lunga riunione per definire i dettagli dell’investigazione. La contessa aveva da poco scoperto l’infedeltà coniugale di suo marito, un esponente di spicco dell’alta finanza. La contessa era stata contattata da una nota attrice cinematografica, la quale le aveva raccontato tutta la sua storia d’amore vissuta nei mesi precedenti con suo marito. Ora, vistasi abbandonata per una nuova fiamma dell’uomo, l’attrice aveva deciso di vendicarsi raccontando alla moglie del suo ex amante tutti i particolari della loro relazione.

Non c’era tempo da perdere, anche lo stato emotivo della contessa che aveva con il marito un figlio maschio di sette anni e una figlia femmina di dodici anni, imponeva un intervento immediato.

Terminata la riunione con la contessa e il suo avvocato, il detective Dimostrare insieme all’agente Frecco e all’agente Manziana, iniziarono a pianificare lo svolgimento delle indagini. Durante tale pianificazione giunse una telefonata inaspettata. Il detective Dimostrare aveva inviato l’agente Emin e l’agente Coraggio a svolgere delle delicate investigazioni in Nigeria. La telefonata proveniva dall’agente Emin: “Ciao Nikolaj, è successo un dramma. L’agente Coraggio si è innamorato di una donna del posto. Sono due giorni che è irriconoscibile, è aggressivo. Mi ha minacciato più volte, non ci si può parlare.”

La telefonata in questione era in vivavoce. Neanche a dirlo, non era ancora conclusa che il rapidissimo agente Frecco stava già telefonando all’agente Coraggio, il quale del tutto fuori di testa iniziò a minacciare l’agente Frecco: “Ehi, sei uno sporco bigotto! Prega che non ritorno in Italia, se dovessi tornare la prima cosa che farò sarà quella di spaccarti la faccia!”.

L’agente Frecco aveva gli occhi sgranati, non riusciva a credere a ciò che stava ascoltando. Intervenne perentoriamente Nikolaj Dimostrare: “Ascoltami agente Coraggio! Io quelli che parlano come te, non li sopporto! Accetta il mio consiglio, resta in Nigeria!”.

L’agente Coraggio fu sollevato dal suo incarico, fu espulso dall’agenzia investigativa e rimase in Africa, dove pochi giorni dopo morì per via di un virus letale. D’altronde, era nato in Africa e forse fu giusto che le sue spoglie rimanessero lì.

Torniamo alle investigazioni commissionate dalla contessa.

L’agente Frecco si fece carico dell’intera organizzazione delle indagini. Prese parte attiva agli appostamenti, ai pedinamenti, e le fotografie scattate e i filmati registrati documentarono una relazione intima ed affettuosa tra il marito della contessa e la sua nuova amante, una giovane pittrice francese che abitava a Roma in Via Margutta. Acquisti effettuati insieme in lussuosi negozi milanesi di Via Montenapoleone, frequentazione di un prestigioso circolo sportivo romano, fine settimana in barca a vela, cene in lussuosi ristoranti di chef stellati: tutto fu dettagliatamente documentato dall’ineffabile agente Frecco e dai collaboratori del detective Dimostrare che lo supportarono attivamente nelle indagini. Il detective Dimostrare riportò tutto minuziosamente nella sua relazione investigativa.

Il percorso in sede giudiziaria tra i coniugi proseguì inesorabilmente e fu caratterizzato da una conflittualità reciproca, nella quale entrambi non lesinarono colpi, talvolta anche bassi.

Lei logicamente si dichiarava notevolmente ferita dal comportamento infedele e irrispettoso di suo marito. Le era crollato il mondo addosso: aveva puntato tutto sulla famiglia e su quel matrimonio. Ora assisteva impotente al crollo di quel rapporto sentimentale e matrimoniale: non lo avrebbe mai immaginato.

Lui si giustificava con l’affermare che era stato il comportamento della moglie, che negli ultimi anni aveva avvertito particolarmente raffreddato nei suoi confronti, ad averlo indotto a navigare in mare aperto e ad approdare in altri lidi. Chissà, forse una giustificazione di comodo, apparentemente grottesca e fin troppo scontata tanto per fornire una parvenza di giustificazione al suo atteggiamento, ma i motivi che lo spinsero tra altre braccia non sono poi così molto diversi da quelli che generalmente, per istinto naturale, inducono uomini o donne che siano, ad intrattenere una relazione parallela a quella con il loro partner. Anche quando trattasi di rapporti occasionali o delle cosiddette “scappatelle”.

Comunque, l’astio della contessa nei confronti di suo marito crebbe a ritmi vertiginosi di giorno in giorno. Ad un certo punto si trasformò in vera e propria ira, ma a farne le spese purtroppo furono soprattutto i figli della coppia, due ragazzi innocenti.

Il fedifrago non si rivelò certamente un ottimo marito, ma nulla rappresentava che non era e non sarebbe stato un ottimo padre. La contessa però decise di estendere il campo di battaglia tra lei e suo marito, ampliandolo ai rapporti padre figli.

Così, alla figlia narrò tutte le nefandezze del padre, lo dipinse come il male assoluto. Addirittura, colui che per dodici anni era stato, secondo la stessa, un papà modello per sua figlia, divenne di colpo un mostro capace di attentare all’incolumità sessuale della ragazzina. Addirittura l’ira funesta della madre, indusse la contessa stessa a scrivere un falso diario sul quale aveva annotato false fantasie sessuali rivolte dal marito nei confronti di piccole bambine. Nel diario incollò foto indescrivibili e raccontò alla figlia di averlo trovato nascosto in un palchettone qualche mese dopo che il padre aveva dovuto lasciare la casa coniugale. Il risultato raggiunto fu che la figlia, spaventata non voleva più vedere suo padre.

Da questa sua guerra totale non risparmiò neanche suo figlio di sette anni. Cercò sempre di impedire al padre di vedere suo figlio. Quasi sempre, ogni volta che il padre si recava a prendere suo figlio per tenerlo con sé in base alle disposizioni del giudice, scopriva che suo figlio era malato e febbricitante, quindi non avrebbe potuto portarlo via con sé. Inutili risultarono le denunce continue che il padre presentò ai Carabinieri ogni volta che gli fu negato il suo diritto. In occasione delle vacanze natalizie che avrebbe dovuto trascorrere con il padre, la madre giunse addirittura a far uscire suo figlio sul balcone di notte, gli tolse il pigiama e lo tenne per alcuni minuti completamente nudo all’aria aperta, al freddo e al gelo. La sorellina si accorse di tutto e raccontò alla nonna materna ciò che aveva visto: la madre invitava il figlioletto infreddolito ad inspirare a bocca aperta l’aria fredda. La nonna logicamente, anche se schierata dalla parte della figlia condannò tale comportamento ed ammonì la figlia di addivenire a più “sensati” atteggiamenti. Fatto sta comunque, che il figlioletto di sette anni si ammalò ed il padre ancora una volta dovette rinunciare al suo diritto di trascorrere il tempo insieme a suo figlio.

Si giunse all’incredibile. Una volta il padre esausto suonò al campanello di casa della moglie. La contessa non gli aprì completamente la porta, lo fece solo parzialmente con la catenella di sicurezza. Tra i due coniugi iniziarono insulti e grida tali che indussero i vicini uscire sul pianerottolo. Le accuse reciproche di un astio mai sopito continuarono per alcuni minuti, con i figli presenti in casa ed i vicini sul pianerottolo.

La sera del giorno stesso, la contessa andò a farsi refertare in ospedale per un profondo taglio sul braccio che a suo dire sarebbe stato procurato da suo marito con un coltello attraverso lo spazio della porta socchiusa. Ma da questo evento iniziò il declino della narrazione della nobildonna. Suo marito, conoscendola e su consiglio del suo legale, si era munito di una telecamera occultata nel cappellino che indossava e con il quale aveva ripreso ininterrottamente tutti gli avvenimenti, dal suo ingresso nella palazzina condominiale di un prestigioso immobile nel centro storico di Roma, al suo congedo dalla stessa. Dal video effettuato ed anche dalle testimonianze di tutti i vicini accorsi sul pianerottolo non emerse nulla di quanto denunciato dalla contessa. Insomma, quel Casanova non si era trasformato nel Tremal Naik ideato da Emilio Salgari.

Per la contessa iniziarono guai giudiziari di natura penale. Da tutto ciò scaturirono situazioni strettamente collegate che ebbero ulteriori ripercussioni sui propri figli.

In queste situazioni non esistono vincitori e vinti. Il marito con il suo comportamento infedele aveva perso l’armonia familiare ed aveva dovuto rinunciare a dare il bacio della buonanotte ogni sera i propri figli. La moglie, dal canto suo, con il proprio comportamento aveva perso la dignità di mamma e la dignità in generale, e tutte quelle che sino ad allora avvertiva come sue vittorie spinte da un sentimento puramente vendicativo, si trasformarono in un boomerang contro di lei.

Trascorse qualche anno.

L’agente Manziana, uno straordinario chitarrista oltre che ad un abile detective, si esibì in un concerto tenuto da un noto gruppo musicale all’Auditorium di Roma. L’agente Frecco e il detective Nikolaj Dimostrare erano seduti uno accanto all’altro tra il pubblico presente. Ad un concerto punto l’agente Frecco diede un colpo di gomito a Dimostrare e sussurrò: “Nikolaj, ma quella lì non è la contessa con i suoi figli?”. Il detective Dimostrare rispose: “Si caro mio. Gira la testa dall’altra parte della sala. Guarda chi c’è laggiù!”. L’investigatore privato aveva notato la presenza anche del marito della contessa.

Inizialmente però i due ex coniugi non si erano accorti della presenza reciproca. Quando il marito che si era recato al concerto con il fratello, si accorse della presenza dei figli corse a salutarli. Del tempo era passato e l’astio reciproco dei genitori si era parzialmente smussato. Il padre riuscì a convincere uno spettatore solitario a far cambio di posto e riuscì a sedersi in mezzo ai propri figli.

Si tennero abbracciati tutto il tempo e cantando ogni canzone piansero tutti e tre dalla commozione. La contessa assistette alla scena per tutte le due ore del concerto e potenza miracolosa della musica, ebbe la possibilità di riflettere.

Aveva riconosciuto quel chitarrista sul palco. Le note della sua chitarra elettrica avevano smosso qualcosa al suo interno e si ricordò di averlo incontrato insieme al detective Dimostrare. A concerto finito, appena la famiglia si era alzata dalle poltroncine tirò fuori l’asso dalla manica e rivolta ai figli e all’ex marito disse: “Volete conoscere il cantante e i musicisti della band?”

I figli pensavano stesse scherzando ed anche l’ex marito la guardò sbigottita. Disse loro di attendere un attimo si allontanò leggermente. Telefonò al detective Dimostrare e gli disse. “Nikolaj, mi scusi per il disturbo. Sono ad un concerto ed ho notato che il chitarrista è uno dei suoi due collaboratori che ho conosciuto tempo fa. Potrebbe gentilmente farmi sapere se è possibile recarsi nei camerini per incontrare e conoscere l’intera band? Sono qui la concerto con i miei figli e c’è anche il loro padre”.

Il detective Dimostrare fece finta non averla vista e di non essere anche lui lì presente. Rispose: “Signora contessa, lo chiamo subito. Non ci sarà alcun problema. Si rechi pure verso i camerini. Ci sarà qualcuno ad attenderla per farvi entrare!”

E così fu! Si rivelò un’esperienza indimenticabile per i suoi figli. La sensibilità umana dell’agente Manziana fece il resto. Aveva ben compreso che c’era terreno fertile per un clima di armonia tra i coniugi e fece scattare delle foto ricordo con l’intera band munita degli strumenti musicali che abbracciava i due genitori ed i due figli. Quelle foto appena stampate furono immediatamente autografate. Trascorsero un’ora nei camerini e ciò contribuì ancor più a rendere quella serata indimenticabile.

I giorni successivi l’armonia familiare crebbe sempre più. Nessuno poteva restituire al padre ed ai figli il tempo perduto. Ma iniziava un nuovo periodo. Anche tra i genitori che ritrovarono prima serenità e poi un’inaspettata passione.

Tutto verteva per il meglio ma un ostacolo risultava ingombrante nell’animo della contessa. Da allora in poi un arduo compito l’avrebbe attesa: gestire i danni procurati da quell’ira, che forse in quel momento iniziava a maledire.

Luca Leonardo D’Agostini

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